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Amatori Volley Bari: il ritorno nelle serie regionali

L’avevamo cercata, sudata e – con un regolamento diverso – conquistata ed alla fine, nonostante i playoff conditi anche da un po’ di “sfortuna”, ci è stata riconosciuta.

Dopo quattro anni di “purgatorio” nelle serie provinciali l’Amatori Volley Bari si riaffaccia, grazie al ripescaggio ormai ufficiale, nelle serie regionali conscia del buon lavoro svolto in questi anni sul settore giovanile con il quale si ripartirà per formare un organico quasi del tutto indigeno.

Nessuna spesa folle per un campionato di serie D, dove obiettivo principale sarà la salvezza, anche se resa ardua dal regolamento che prevede in realtà una sola posizione utile per la salvezza.

Finalmente in casa Amatori – definita la serie della prima squadra - si può iniziare a programmare definitivamente la prossima stagione.

Perplessità giungono però dalla lettura delle nuove norme regionali in materia di settore giovanile.

La creazione di una serie U18 e U16 di cd. “Eccellenza”, infatti, pone non pochi interrogativi sull’iniquità che si verrebbe a creare tra società regionali, alcune delle quali si troverebbero già “promosse” nel girone regionale per quanto conquistato nella stagione precedente.

E se tale principio è quello che vale da sempre nei campionati di serie (per il sistema delle promozioni) appare difficile da comprendere in campionati quali quelli giovanili dove – a parte casi eccezionali – una stagione può non essere uguale ad un’altra per le età dei propri atleti/e.

Se a questo aggiungiamo la “razzia” che alcuni stanno continuando a perpetrare sul territorio, agevolati forse da coloro i quali per incarichi extrasocietari sono a stretto contatto con i migliori atleti/e, ci rendiamo ben conto che andiamo incontro ad una situazione ai limiti del paradossale e dalla quale, probabilmente, le uniche a perderci saranno la stragrande maggioranza delle società del territorio.

Ben venga il lavoro sui settori giovanili, nell’ottica anche della crescita tecnica degli atleti, ma pensiamo sia comunque necessario non perdere di vista le prerogative delle singole – e magari piccole - società perché a perderne – alla lunga - sarebbe tutto il movimento.

 

 

 

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